E.S. c. Austria, N. 38450/12, Corte EDU (Quinta Sezione), 25 ottobre 2018

Reato di blasfemia e libertà di espressione

Art. 10 CEDU
Art. 9 CEDU
Art. 188 codice penale austriaco

Come riconosce il paragrafo 2 dell'articolo 10, l'esercizio della libertà di espressione comporta doveri e responsabilità. Tra questi, nel contesto delle credenze religiose, vi è il requisito generale di assicurare il pacifico godimento dei diritti garantiti dall'articolo 9 ai detentori di tali credenze, compreso il dovere di evitare per quanto possibile un'espressione che sia, per quanto riguarda gli oggetti di venerazione, gratuitamente offensiva per gli altri e profana (cfr. Sekmadienis Ltd. v. Lithuania, n. 69317/14, § 74, 30 gennaio 2018). Laddove tali espressioni vadano oltre i limiti di una negazione critica delle credenze religiose altrui e siano suscettibili di incitare all'intolleranza religiosa, ad esempio nel caso di un attacco improprio o addirittura abusivo a un oggetto di venerazione religiosa, uno Stato può legittimamente considerarle incompatibili con il rispetto della libertà di pensiero, coscienza e religione e adottare misure restrittive proporzionate (si vedano, ad esempio, Otto-Preminger-Institut, § 47, e İ.A. c. Turchia, § 29, entrambi citati in precedenza). Inoltre, le espressioni che cercano di diffondere, incitare o giustificare l'odio basato sull'intolleranza, compresa l'intolleranza religiosa, non godono della protezione offerta dall'articolo 10 della Convenzione.
(La sig.ra E.S., una donna austriaca, nel 2011 era stata ritenuta colpevole di aver “denigrato gli insegnamenti religiosi di una religione legalmente riconosciuta”, ai sensi dell’articolo 188 c.p., dopo aver tenuto una serie di conferenze su Grundlagen des Islam (Informazioni basilari sull’Islam) presso il Bildungsinstitut der Freiheitlichen Partei Österreichs, un’accademia politica legata al partito di destra austriaco Partito della libertà (FPÖ))