Valiullina e Altri c. Lettonia, Nn. 56928/19, 7306/20 e 11937/20, Corte EDU, Sezione Quinta, 14 settembre 2023

Discriminazione nel godimento del diritto all’istruzione come conseguenza dell’aumento di materie da insegnare nella lingua ufficiale nazionale nell'ambito della scuola pubblica. Non sussistenza.
 

Art. 2 P1 CEDU
Art. 14 CEDU

1.         Il diritto all'istruzione non implica il diritto a ricevere l'istruzione nella lingua scelta dal genitore. Pertanto, una legislazione che determini la lingua in cui debba essere impartita l'istruzione in base al principio di territorialità non offende i diritti garantiti dall'articolo 2 del primo Protocollo addizionale alla CEDU.
 
2.         Non viola la Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo la riforma legislativa che determini l’aumento, nelle scuole pubbliche, della percentuale di materie da insegnare nell'unica lingua di Stato riducendo l’uso di altre lingue nell’insegnamento, laddove la differenza di trattamento nei confronti degli alunni appartenenti ad una minoranza linguistica sia giustificata da obiettivi legittimi e si possa ritenere uno strumento proporzionale al perseguimento degli stessi.
 
(Nel caso di specie, secondo la Corte EDU, la contestata differenza di trattamento tra gli alunni di lingua russa e lettone sarebbe giustificata dagli obiettivi legittimi di tutela e rafforzamento della lingua ufficiale del Paese,  quale valore costituzionale fondamentale dello Stato, nonché dal bisogno di garantire l'unità del sistema educativo lettone. La Corte rileva, in particolare, l’importanza del contesto storico specifico dell'occupazione illegale e della successiva annessione della Lettonia all’URSS, che ha limitato in modo significativo l'uso del lettone per più di cinquant'anni, nonché delle difficili scelte successive al ripristino dell'indipendenza. Per la Corte le modifiche legislative sarebbero comunque state attuate in modo graduale e flessibile, con sufficiente margine di adattamento alle esigenze delle persone interessate.)