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Focus

Uno sguardo d’insieme su alcune tematiche di specifico interesse per il pluralismo

Origini e modelli della banca islamica

Origini e modelli della banca islamica

La finanza islamica in senso moderno nasce dall’incontro tra l’esperienza delle banche cooperative europee e le tradizioni religiose della popolazione stanziata nei pressi del delta del Nilo. Infatti, il primo istituto di credito islamico fu fondato in Egitto nel 1963 nel villaggio di Mit Ghamr e la paternità della sua creazione è attribuita all’economista Al-Najjar, il quale inaugurò la prima Cassa Rurale di Risparmio utilizzando alcuni fondi pubblici dello Stato egiziano combinati con finanziamenti di un gruppo finanziario tedesco.

Formatosi presso istituti tedeschi, Al-Najjar concentrò il suo campo di attenzione verso l’economia sociale, in particolare quella di matrice filosofico-socialista e cristiana. Tornato in patria, tentò di ricreare in Egitto il sistema delle casse agricole tedesche ponendo però attenzione ai precetti economici shariatici. Al fine di garantire appunto tale conformità, l’economista istituì un organismo di supervisione formato da esperti di religione islamica. Tale organismo, il quale può essere considerato il nucleo primitivo degli odierni Shari’ah board, originariamente ha svolto un ruolo essenziale per la creazione dei prodotti e servizi offerti dalle banche islamiche. Il primo gruppo impiegato, infatti, da Al-Najjar elaborò schemi contrattuali conformi ai principi economici islamici, vigilando al contempo affinché l’operatività di quella che sarebbe diventata poi la banca islamica fosse halal, quindi conforme alla Shari’ah.

Tuttavia, la vita della Cassa Rurale di Risparmio fu breve. Il governo egiziano, infatti, ne impose la chiusura nel 1967. La ragione è da rintracciarsi nella diffidenza che l’autorità centrale sviluppò nei confronti della Cassa Rurale di Risparmio che rappresentava un potenziale nemico politico. Questo ente operò per circa cinque anni ed ebbe un impatto più che positivo sul tessuto sociale dell’area.

Pochi anni dopo, alcuni Paesi a maggioranza islamica fondarono in Arabia Saudita l’Islamic Development Bank (IDB) col compito di aiutare lo sviluppo delle comunità musulmane locali. Tale obiettivo fu perseguito attraverso interventi sociali ed economici in pieno accordo con il dettato della Rivelazione.

Sul finire degli anni ’80 del secolo scorso, fu istituita la Dubai Islamic Bank e a seguire furono fondate banche islamiche in Sudan, Egitto, Bahrein e in Malesia.

Questo sviluppo permise in pochissimi anni il diffondersi di una serie di intermediari bancari islamici che consentirono una crescita considerevole della finanza islamica. Ciò ha prodotto l’affermazione del comparto della finanza islamica nel panorama della finanza globale.

La finanza islamica assunse la sua struttura attuale intorno agli anni duemila e divenne poi dal 2010 un segmento finanziario in forte espansione anche in contesti non a maggioranza islamica come Regno Unito, Germania e Lussemburgo.

 

La banca islamica ha oggi una propria identità all’interno del mercato finanziario. È nella Rivelazione che trova le proprie fondamenta, rappresentando una particolarità nel panorama bancario globale anche se non l'unica.

Si è soliti individuare, sulla base di un criterio di diffusione, tre diversi modelli di funzionamento della banca islamica.

Il primo modello di intermediario bancario islamico è quello cosiddetto exclusive islamic bank, i.e. una banca totalmente islamica. Si tratta di un intermediario in cui la totalità dei servizi e prodotti offerti sono interamente Shari’ah compliant. Non solo l’offerta è conforme al dettato shariatico, ma anche le scritture contabili sono conformi ai principi economici della Rivelazione. Tale forma, tuttavia, è ancora limitatamente diffusa al di fuori dei paesi a maggioranza musulmana.

Altro modello gestionale è quello noto con il nome di islamic windows (finestre islamiche). Si tratta di un vero e proprio sportello bancario presente all’interno di una banca convenzionale, il quale ha lo scopo di intercettare la domanda dei prodotti Shari’ah compliant. Nella prassi, tale modello è stato ideato da alcuni intermediari finanziari convenzionali al fine di offrire servizi e prodotti a (potenziali) clienti musulmani.

È necessario, però, porre l’accento su un profilo particolarmente rilevante che riguarda quest’ultima fattispecie: le operazioni Shari’ah compliant e gli introiti derivanti sono completamente tenuti separati rispetto alla gestione dei capitali della banca convenzionale. In caso contrario, infatti, i servizi e i prodotti offerti dalla finestra islamica sarebbero considerati haram (illeciti) in quanto contaminati dall’attività dell’intermediario convenzionale. Se il danaro destinato alle operazioni Shari’ah compliant entra in contatto con il denaro impiegato per le operazioni cosiddette convenzionali, le operazioni Shari’ah compliant sarebbero considerate haram, i.e. illecite. È necessario sottolineare che il denaro nella concezione islamica non è considerato un fine ma un mezzo per cui è vietato qualsiasi intento speculativo. Occorre, dunque, operare, nella prassi operativa bancaria, una segregazione dei patrimoni e dei relativi profili contabili per garantire la conformità ai principi economici islamici.

Ultimo, in ordine di diffusione, è il modello della succursale halal di una banca convenzionale. Un intermediario finanziario che ispira la sua operatività ai principi dell’economia convenzionale crea una sede distaccata fisicamente e gestionalmente all’interno della quale vengono offerti prodotti e servizi Shari’ah compliant. Questo modello è stato ideato dal mondo finanziario occidentale, alla stregua delle finestre islamiche, ponendosi a metà via tra la banca islamica ‘pura’ e la islamic window.

 

Rivolgendo lo sguardo verso l’ordinamento giuridico italiano è possibile affermare che questo non abbia conosciuto alcuna esperienza in ambito finanziario islamico. In altri termini, le realtà finanziarie e bancarie italiane non hanno concretizzato proposte sistematiche e unitarie volte a dischiudere le molteplici possibilità derivanti dall’introduzione di una finanza islamica nell’ordinamento bancario italiano. In un’ottica de iure condendo, però, il modello dell’islamic windows sembrerebbe una strada percorribile per permettere l’ingresso della finanza islamica in Italia.

 

(Focus a cura di Alessandro Cupri)

 

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