Maltrattamenti istituzionali: Le disabilità in carcere e nelle strutture di assistenza sociale
Una miriade di individui abita questo mondo. La ‘normalità’ è il criterio vago, eppure dominante sulla base del quale molte regole, pratiche e luoghi sono organizzati. Cosa succede quando la normalità che detta la norma si scontra con gli ‘altri’, i molteplici modi di essere, vivere ed agire? Questo Focus cerca di rispondere ad una parte per quanto limitata, pur sempre cruciale di questa domanda. Esso offre una panoramica dei trattamenti inumani e degradanti come gravi violazioni dei diritti umani, perpetrati nei confronti di persone con disabilità in contesti istituzionali. Al cuore di questo studio si trovano due recenti pronunce del 2022 ed una del 2012 della Corte Europea dei Diritti Umani (Corte EDU): Stanev c. Bulgaria, Laniauskas c. Lituania e Sy c. Italia. In questi tre casi, i ricorrenti hanno lamentato la violazione, tra gli altri, del divieto di trattamenti inumani e degradanti, ai sensi dell’articolo 3 CEDU.
Mentre le circostanze fattuali dei casi sono differenti, queste sentenze sono accomunate da almeno due elementi. Il primo è la natura dello spazio in cui la violazione ha luogo, cioè un’istituzione – due carceri (Laniauskas c. Lituania, Sy c. Italia) e una casa di assistenza sociale per persone con malattie mentali (Stanev c. Bulgaria). La seconda caratteristica comune è la specifica vulnerabilità della vittima del maltrattamento. Le strutture in cui i ricorrenti vivevano sono ritenute da questi incompatibili con la loro disabilità fisica o mentale, in particolare un disturbo bipolare (Sy c. Italia), una presunta schizofrenia ed abuso di alcolici (Stanev c. Bulgaria), ed una grave forma di deficit visivo (Laniauskas c. Lituania). Certamente, anche le differenze contano. In concreto, per quanto concerne il merito della decisione, soltanto in Laniauskas c. Lituania la Corte EDU ha riscontrato che la mancata sussistenza di una violazione dell’articolo 3. Il ricorrente, un detenuto condannato, con gravi disabilità visive, lamentava l’incompatibilità della sua detenzione con il divieto di trattamenti inumani e degradanti. Tuttavia, la Corte ha concluso che il deficit visivo non fosse tale da rendere il protrarsi della detenzione incompatibile con l’articolo 3. In quell’occasione, la Corte EDU ha anche avuto modo di specificare che la disposizione ‘non può essere interpretata nel senso di un obbligo generale di liberare i* detenut* dall’incarcerazione per motivi di salute’ (paragrafo 55).
Nel complesso, la Corte EDU ha individuato l’inadeguatezza delle istituzioni che accolglievano i ricorrenti sotto due diverse prospettive. In primo luogo, in Stanev c. Bulgaria, le condizioni igieniche pessime ed il cibo insufficiente hanno reso la casa di assistenza un luogo nocivo per la salute del ricorrente e la sua reintegrazione in società. Di fatto, il governo non aveva disposto la chiusura della casa di assistenza nonostante due visite da parte del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, sfociate nella condanna delle condizioni in cui versava la struttura. In secondo luogo, nelle altre due decisioni, la valutazione della Corte si è focalizzata sul tipo di istituzione in sé, piuttosto che sulle sue condizioni. Infatti, essa ha valutato in che misura la detenzione in prigione abbia impedito ai ricorrenti di seguire le mediche necessarie in Laniauskas c. Lituania e Sy c. Italia. In particolare, la violazione dell’articolo 3 si era concretizzata nel protrarsi della detenzione in carcere ordinario, nonostante la corte interna avesse disposto il trasferimento del ricorrente in una Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza, affinché potesse essere messo nelle condizioni di seguire il proprio piano terapeutico.
È su questo sfondo che si sviluppa il presente Focus, che racchiude una esplorazione preliminare dei maltrattamenti in contesti istituzionali perpetrati ai danni di persone con disabilità. L’obiettivo è quello di introdurre i* lettor* a queste violazioni, nonché alle protezioni esistenti contro di esse nel quadro internazionale di tutela dei diritti umani.
(Focus a cura di Giovanna Gilleri)
Strumenti e documenti internazionali
Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (adottata il 10 dicembre 1984, entrata in vigore il 26 giugno 1987) 1465 UNTS 85
Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (adottata il 26 novembre 1987, entrata in vigore il 1 febbraio 1989) ETS 126
Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (adottata il 13 dicembre 2006, entrata in vigore il 3 maggio 2008) 2515 UNTS 3
Relazione del Relatore speciale sulla tortura ed altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti, Juan E. Méndez, a/HRC/22/53, 1 febbraio 2013, paragrafo 24
Relatrice speciale sulla violenza contro le donne, le sue cause e conseguenze, Dubravka Šimonović, ‘Lo stupro e la sua prevenzione come violazione, crimine e manifestazione seria, sistematica e diffusa della violenza di genere contro le donne e le ragazze’, A/HRC/47/26, 19 aprile 2021, paragrafo 85(b)
Giurisprudenza
Laniauskas c. Lituania, N. 48309/19, Corte EDU (Seconda Sezione), 29 marzo 2022
Stanev c. Bulgaria, N. 36760/06, Corte EDU (Grande Camera), 17 gennaio 2012
Sy c. Italia, N. 11791/20, Corte EDU (Prima Sezione), 24 gennaio 2022
Bibliografia essenziale
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T. Opgenhaffen, J. Put, Means of restraint in residential care when there is no acute danger. Time for the European committee on the prevention of torture to set the standard, in International Journal of Law and Psychiatry, 2022, 101807
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